Personaggi dello sport: George Best genio e sregolatezza.
Mai viste negli stadi inglesi tante donne come quando giocava Best. Che non era solo pop star ma anche sex symbol, bello e forse un po' dannato, come gli avventori delle taverne di Marlowe. Bello e certamente condannato, Best non ha mai cercato di sottrarsi al suo destino: morire alcolizzato e povero lui che da una famiglia povera era nato. Se ne vantava, con battute rimaste famose: "Ho speso una fortuna in donne, alcol e macchine. Il resto l'ho sperperato". Diceva che era più bello il calcio ai suoi tempi, che c'era più fantasia, ancora questa parola che ritorna. Ed è in virtù di questa parola che oggi preferisco rivedere Best in azione, lui giovane e bello, non la cosa senza più voce, gli occhi già spenti, che ci portavano in casa le ultime fotografie. Perché quella di Best è stata una morte in pubblico: di caduta in caduta, di disintossicazione in disintossicazione, di appello in appello, di ricaduta in ricaduta. Col tipico moralismo inglese: guardatelo, è un barbone. Domani 25 Novembre, saranno trascorsi 13 anni dalla sua scomparsa. Erano in mezzo milione, sotto la pioggia, in fila dalla notte, per salutare George Best, il migliore dei suoi figli, come per un giorno l'ha chiamato la sua patria, arrivati da ogni parte dell'Irlanda, dall'Inghilterra, dall'Europa. E lui se n'è andato così, coperto dai fiori, mentre le Mercedes del corteo funebre che avevano lasciato la sua casa nell'Est Belfast venivano coperte dai fiori, dalle sciarpe, dai berretti lanciati da chi lo aspettava ai lati della strada. Lo hanno salutato come un capo di stato, con una cerimonia nella Great Hall del parlamento irlandese. Con la solennità che si riserva ai reali e con un umorismo che quelli non hanno, sparso a piene mani da Denis Law, il compagno di tante partite e di tanti party. E per un attimo ha sorriso anche Calum, il figlio che dal padre ha ereditato il viso e gli occhi. Funerali di stato per un calciatore, che idea incredibile, gli stessi onori per un eroe di guerra, il riconoscimento per chi ha fatto divertire un intero popolo. E quando la bara è stata deposta davanti al Parlamento, finito il lamento delle cornamuse, è iniziato un minuto di silenzio che ha tolto il respiro non solo alla sua famiglia, non a un intero paese, ma all'intera impalpabile comunità del calcio. Denis Law prende il microfono, se Best era il quinto Beatle, lui è il settimo Monty Python. «Sapete perché George non passava mai la palla a me e a Bobby Charlton? Me l'ha detto Dickie proprio in questi giorni, che gliel'aveva detto George: perché eravamo sempre in fuorigioco. Una storia così la poteva raccontare solo lui». Dickie, il padre, è in prima fila, con i suoi 87 anni, ha già seppellito per alcolismo la moglie nel '68, e ha l'espressione di tanti della famiglia, "ma quante ce ne hai fatte passare, figlio mio". L'hanno detto spesso, voi avete perso l'idolo, noi il figlio, il fratello, il padre: tutti gli altri hanno perso un sogno, un amico al quale non avevano mai parlato ma al quale si sentivano attaccati. George Best un brasiliano travestito da irlandese, faccia da Carnaby Street, vestiti da Swinging London. Lì in un ristorante fu avvicinato da un uomo con zazzera e zigomi prominenti che fece un profondo inchino e gli disse: lei è un vero genio. Era Rudolf Nureyev. Best era nato povero, in Irlanda del nord, a Cregagh estate, zona est di Belfast. Come diceva lui: "I soldi non erano un problema, nessuno li aveva". Non è un caso che gli piacessero Zorro e Oscar Wilde. Poteva giocare fino a svenire. Rabbiosamente competitivo, ma insicuro.
George Best tra Nobby Stiles e Bobby Charlton |
George Best simply the Best |
George Best in azione nel suo inconfondibile stile |
Quando vinse il Pallone d'oro su Bobby Charlton uscì e si ubriacò. Chi aveva giocato contro di lui sapeva riconoscere la sua unicità. Bobby Moore al West Ham disse che si teneva più lontano da Best che da chiunque altro. Ron Harris al Chelsea confessò che Best era the best. Emlyn Hughes al Liverpool: «Ci ha levato la pelle». E Bill Shankly, che non faceva mai complimenti agli avversari, aggiunse: «Ragazzi, avete appena visto un genio all'opera». Perfino a Sir Alf Ramsey scappò un rimpianto: «Magari avessi Best». A 35 anni, quando era già un alcolizzato che entrava e usciva dalla riabilitazione, segnò un gol per il San Jose Earthquakes contro il Fort Lauderdale, bevendosi tutti gli avversari. Leggerezza, finte, fantasia. Ken Fogarty, ultimo difensore, ammise: «Mi ha fatto sembrare un pinguino ubriaco su uno skateboard». Si sciupò, sprecò se stesso e le occasioni, ma non l'umanità: giocò 93 partite per beneficenza. E quando vide per strada Abert Johanneson, del Leeds, malmesso e strafatto, lui che a fine ‘64 era stato il primo giocatore di colore a scendere in campo in una finale di FA Cup, lo portò in un albergo di lusso dove i camerieri rifiutarono di servire uno che assomigliava a un barbone. Ma Best nell'altro, oramai alla deriva, riconobbe la terribile disperazione che aveva visto anche nel suo volto. Il messaggio scritto con un pennarello nero sulla bandiera dell'Ulster il giorno del suo funerale, prima del lamento di una cornamusa in kilt, rimise a posto il mondo: «Maradona good. Pelé better. George Best». L'aeroporto di Belfast porta il suo nome. È l'unico dedicato a un calciatore. Let it be. George sapeva come volare.
Quando uno si chiama Best è già segnato, nella vita. E curiosamente il suo nome contiene l'inizio e la fine della città dove è nato: Belfast. Per il calcio inglese, che pure di ali ne aveva fabbricate, la fantasia era Best.
George Best in un letto d'Ospedale |
Aveva tutto e non ha più nulla. Le più belle donne del mondo, e adesso nemmeno una carezza può fare, da come gli tremano le mani. Era troppo assetato di volo per non bruciarsi, lui ala, le ali. Che noi chiamiamo questa spinta libertà o autodistruzione ha poca importanza. Anzi, nessuna, per George Best, mani bucate e fegato spappolato. Guardiamolo fintare sulla sinistra e saltare l'avversario sulla destra. Il campo è di un verde magico, la maglia rossa ha il numero 7.
fonti varie
Marcello Spadola© Copyright personaggicontroluce.blogspot.com Riproduzione riservata
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