Personaggi dello sport: Andres Iniesta da Illusionista a Samurai
E non importa dove andrà a giocare mi dicevo, perché Iniesta, comunque sia, è e sarà un campione globale, planetario. Con umiltà, altra dote affatto banale, don Andrés, come tutti lo chiamano con una certa riverenza non l'ha tirata in lungo, non ha aspettato il declino, non si è fatto mandare via come molti campioni, prima di lui, hanno fatto in passato. Anche nella fine, la sua misura, il suo tempo di inserimento è stato esemplare. La sua scelta dopo l'addio l'ha portato dalla Spagna al Giappone, dal Barcellona al Vissel Kobe. Un cambiamento radicale, professionalmente e a livello personale che gli ha fatto vivere il suo momento negativo, un lunghissimo periodo di adattamento che ha inciso, ovviamente, anche sul piano tecnico. Il cambiamento è stato radicale soprattutto nella mentalità, nell'approccio allo sport, alla vittoria e soprattutto alla sconfitta: "Sono sempre stato molto competitivo dice Don Andres e non mi è mai piaciuto perdere, è difficile per me accettare la sconfitta ma qui è diverso. I tifosi traggono altre conclusioni dalle sconfitte, tutto è più sereno, calmo, meditato e così capisci di dover cambiare anche il tuo approccio, in meglio".
Intelligente, tecnico, rapido, in grado di giocare in ogni zona del campo, di difendere e attaccare gli spazi, di finalizzare e concludere, di impostare e interdire. E' il Di Stefano dei giorni nostri, un calciatore totale, il calciatore totale. Se il suo fosse uno sport individuale sarebbe Usain Bolt o Valentino Rossi o Michael Schumacher. Invece si è immerso dentro il mare di un gioco di squadra e ha contribuito a dare armonia alle tempeste.
Dopo 22 anni, 16 in prima squadra. Dopo aver vinto 31 trofei, tra cui 4 Champions, un Mondiale e due Europei guidando la Spagna, da prodotto delle giovanili a metronomo del centrocampo del Barcellona e della Spagna più vincenti di sempre:oggi venerdì 27 Aprile 2018 Andrés Iniesta ha annunciato tra le lacrime che lascerà il club a fine stagione. Ho riflettuto a lungo su questa decisione. Per me il Barça è il miglior club al mondo e mi ha dato tutto". "Ho parlato con tante persone, giocatori e tecnici, e so che cosa vogliono, ma ho cercato di essere onesto con me stesso e con il club". "Io eroe? No! Mi sento molto amato, ovviamente. I tifosi mi dimostrano sempre il loro supporto, ma un eroe è chi combatte una malattia o deve emigrare per dare da mangiare ai propri figli. Io sono un privilegiato perché gioco a calcio e a volte sono fortunato abbastanza da rendere felice la gente".Se dovessi scegliere un solo momento della mia carriera? Ce ne sono stati tanti, trofei e successi, ma il momento più bello per me resta quello dell'esordio con il Barça". "Il mio unico obiettivo era quello di avere successo con questo club e ci sono riuscito".
Marcello Spadola
Intelligente, tecnico, rapido, in grado di giocare in ogni zona del campo, di difendere e attaccare gli spazi, di finalizzare e concludere, di impostare e interdire. E' il Di Stefano dei giorni nostri, un calciatore totale, il calciatore totale. Se il suo fosse uno sport individuale sarebbe Usain Bolt o Valentino Rossi o Michael Schumacher. Invece si è immerso dentro il mare di un gioco di squadra e ha contribuito a dare armonia alle tempeste.
Andres Iniesta al Vissel Kobe |
Andres Iniesta l'illusionista |
Grazie "don" Andres
Di questo artista-scienziato incantano la padronanza assoluta dello spazio e del tempo, pensare un secondo prima degli altri e vedere tutto dove gli altri vedevano solo la rissa. Lo chiamavano anche l’Illusionista, ma era la bellezza di aver domato con la ragione e la grazia il più irrazionale dei giochi. Ha giocato, vissuto, ed è uscito di scena così. Il migliore. Lo stupido Pallone d’oro non gliel’hanno mai dato, e questo è il suo trentaduesimo trofeo. La perfezione. Troverei superfluo continuare ad illustrare qualità tecniche e trofei vinti da Andres. Con questo articolo vorrei rendere omaggio al ragazzino di Fuentealbilla che ha scritto un paragrafo enorme della storia blaugrana e non solo. La storia fantastica di Iniesta e il Barça inizia il 16 Settembre 1996 con l' entrata nella Masia l' Accademia del Barcellona, che sembrerà assurdo, Andres ricorda come il peggiore giorno della vita perché ha lasciato casa a soli 12 anni separandosi dai suoi genitori.Lo ricorda ancora nonostante sia passata tanto tempo, e lo ricorda con tanta intensità quanta quella con cui gioca in blaugrana. Il 16 Settembre ’96 il piccolo Iniesta arriva a Barcellona, accompagnato da papà e nonno..“Colpa” sua tutto questo, colpa delle sue giocate che fin da bambino hanno messo in mostra il suo talento. Quando con l’Albacete Bolompié convince il Barça a prelevarlo, stava giocando meravigliosamente il Torneo infantil de Brunete, ma nessuno avrebbe potuto immaginare la spessore umano e calcistico di questo giocatore. “Quando avevo 12 anni, mio padre risparmiò tre mesi per comprarmi delle scarpe Predator. Ora ho molti soldi, ma ogni volta che guardo quelle scarpe so da dove vengo“. Non c’è frase più esemplificativa di questa per descrivere le caratteristiche morali di uno dei calciatori più forti di sempre. Fa sorridere che l’illusionista nato in provincia di Albacete abbia un passato nel Futsal (calcio a 5), senza il quale, afferma lui, non avrebbe raggiunto questo livello nel calcio. In conclusione ecco cosa dicono di lui compagni ed avversari a partire da Lionel Messi :"Fa tutto bene, con semplicità. A volte sembra non stia facendo niente, invece fa tutto. Tutto è diverso con Andrés. La cosa più difficile nel calcio è far sembrare tutto semplice, naturale. Questo è Andrés". Marchisio centrocampista della Juventus in un post su twitter: "Lo vedi ricevere il pallone e pensi che qualcosa di meraviglioso può accadere da un momento all'altro. Dopotutto, non è per questo che ci siamo innamorati del calcio? Sei tutto ciò che un bambino sogna quando riceve il suo primo pallone. Grazie per questa meravigliosa storia". Dino Baggio, ex centrocampista della Nazionale italiana: "Non ricordo negli ultimi 20 anni un calciatore così forte o completo come Iniesta. È incredibile, non sbaglia mai un pallone o al massimo ne può sbagliare uno a partita. È il più completo del mondo". Neymar, ex compagno al Barcellona:"È il miglior centrocampista che abbia mai visto giocare per la qualità che esprime, per il tocco di palla. È un bravo ragazzo e una leggenda, e non serve che vinca il Pallone d'Oro per capire la sua grandezza. È un giocatore incomparabile perché è diverso dagli altri. È elegante e ha una classe incredibile che lo rendono diverso da chiunque altro".Josep Guardiola, ex allenatore Barcellona: "E' il giocatore perfetto. Non parla mai di sé, non chiede mai nulla, ma quelli che pensano che sia soddisfatto di giocare e basta si sbagliano di grosso" Sir Alex Ferguson, ex allenatore del Manchester United: "Non credo che Xavi [Hernández] e Iniesta abbiano mai buttato via un pallone in vita loro. Sono in grado di ubriacarti a suon di passaggi".Josep María Bartomeu, presidente Barcellona: "Dal 2004 a oggi, Iniesta è stato il giocatore più importante per noi perché ha fatto parte di tutti i progetti sin dall'arrivo di [Frank] Rijkaard". Sebbene sia considerato uno dei migliori centrocampisti di tutti i tempi, non ha mai nascosto la sua ammirazione per l'ex compagno Xavi: "Non riesco a trovare le parole giuste per spiegare cosa rappresenti Xavi per me come calciatore e come persona". Un altro centrocampista del suo talento «tarderà ad arrivare» e, per dirla alla Brera, uno che di bottiglie e di pallone ne capiva è stato molto più di un buon vino.Grazie “don” Andrés per quello che hai dato ed ancora stai dando al calcio.
Fonti varieMarcello Spadola
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