Personaggi dello sport: L'Ajax di Erik Ten Hag
L'Ajax non vende sogni ormai lo possiamo dire senza temere smentite. E non chiamiamoli più ragazzini, i giovani terribili di Ten Hag. Sono infatti a un passo dalla finale di Champions, dopo la vittoria per 1-0 a Londra contro il Tottenham nella semifinale di andata. La terza su tre nella fase a eliminazione diretta di questo torneo lontano da Amsterdam: dopo Bernabeu e Allianz Stadium, cade anche il nuovo impianto degli Spurs, in una partita dove gli olandesi non hanno solo replicato a tratti il calcio meraviglioso visto contro Real Madrid e Juve, ma anche saputo soffrire, quando gli avversari hanno alzato il ritmo e incalzato la difesa capitanata dall'eccezionale De Ligt.
Gli olandesi in queste ultime partite hanno fatto venire il mal di testa agli avversari di turno con palleggio, pressing alto e improvvise accelerazioni. Calcio totale, dal possesso palla alla pericolosità in avanti, sino alla capacità di recuperare palla dopo pochi secondi.
Nel calcio contemporaneo a fare la differenza è la capacità di mantenere alta la precisione delle proprie esecuzioni tecniche man mano che si alzano i ritmi. E i ritmi a cui gioca l’Ajax di questi tempi sono vorticosi, anche se a differenza di altre squadre moderne la loro intensità non sembra alimentarsi dal fisico ma dalla tecnica. Nei suoi momenti migliori l’Ajax somiglia davvero a un ensemble free jazz in cui la musica nasce come somma di assoli individuali, che cercano l’armonia per approssimazione. In una partita dell’Ajax ci sono infatti sempre errori, sbavature, imprecisioni e un equilibrio sempre complicato fra ordine e caos. I giocatori sembrano muoversi su un canovaccio tattico flebilissimo, ma sempre presente, esprimendo un senso di libertà unico che costituisce la parte più entusiasmante dell’esperienza di veder giocare l’Ajax.
Questo è il motivo per cui molti di noi nella partita dell'Ajax contro il Real Madrid al Santiago Bernabeu per il passaggio ai quarti di Champions, in quella di ritorno dei quarti contro la Juventus allo Stadium di Torino e ieri sera nella spettacolare coreografia del nuovo impianto degli Spurs: "To dare is to do", osare è fare per accedere alle semifinali, hanno visto la partita presi da forti emozioni.
Matthijs De Ligt giovanissimo capitano dell'Ajax |
Gli olandesi in queste ultime partite hanno fatto venire il mal di testa agli avversari di turno con palleggio, pressing alto e improvvise accelerazioni. Calcio totale, dal possesso palla alla pericolosità in avanti, sino alla capacità di recuperare palla dopo pochi secondi.
Nel calcio contemporaneo a fare la differenza è la capacità di mantenere alta la precisione delle proprie esecuzioni tecniche man mano che si alzano i ritmi. E i ritmi a cui gioca l’Ajax di questi tempi sono vorticosi, anche se a differenza di altre squadre moderne la loro intensità non sembra alimentarsi dal fisico ma dalla tecnica. Nei suoi momenti migliori l’Ajax somiglia davvero a un ensemble free jazz in cui la musica nasce come somma di assoli individuali, che cercano l’armonia per approssimazione. In una partita dell’Ajax ci sono infatti sempre errori, sbavature, imprecisioni e un equilibrio sempre complicato fra ordine e caos. I giocatori sembrano muoversi su un canovaccio tattico flebilissimo, ma sempre presente, esprimendo un senso di libertà unico che costituisce la parte più entusiasmante dell’esperienza di veder giocare l’Ajax.
Van De Beek festeggia con De Jong |
Questo è il motivo per cui molti di noi nella partita dell'Ajax contro il Real Madrid al Santiago Bernabeu per il passaggio ai quarti di Champions, in quella di ritorno dei quarti contro la Juventus allo Stadium di Torino e ieri sera nella spettacolare coreografia del nuovo impianto degli Spurs: "To dare is to do", osare è fare per accedere alle semifinali, hanno visto la partita presi da forti emozioni.
E forse fa ancora più impressione a noi italiani, abituati a una cultura calcistica basata sul risultato, e
sull’idea che la via più corretta per raggiungerlo sia l’ordine, l’equilibrio, il controllo.
L’utopismo di poter controllare più variabili possibili, contro la libertà di poter trarre vantaggio dal caos. L’Ajax, questo Ajax, ma anche quello che con Peter Bosz è arrivato in finale di Europa League due anni fa, è una squadra che ama andare fuori giri, che accetta le conseguenze del disordine in favore del potere creativo. l’Ajax è una squadra di ragazzi affamati, diventati calciatori inseguendo il sogno di giocare partite come quella vista contro il Real al Santiago Bernabeu contro la Juventus allo Stadium o a Londra contro il Tottenham. Non hanno niente da perdere, tutto da guadagnare e vogliono godersela.sul campo. L’Ajax è sembrato una squadra entusiasta, ed è un aspetto, quello della felicità, che spesso trascuriamo quando parliamo di un partita di calcio. La ferocia con cui i giocatori dell’Ajax aggrediscono gli avversari e la dolcezza con cui trattano il pallone restituisce una vitalità in contrasto con il grigiore e l’insicurezza degli avversari.
Accanto alla forza collettiva dell’Ajax bisogna un attimo parlare anche della maestose partite dei vari Dusan Tadic, Van de Beek, De Ligt, Ziyech, Neres, De Jong per citarne solo alcuni. Soffermiamoci su Tadic che a 30 anni e con alle spalle un curriculum modesto, ha dominato la scena al Santiago Bernabeu. Abbiamo parlato di volontà, organizzazione e esuberanza, ma la prestazione scintillante di Tadic ci ha ricordato che le partite a livelli così alti si vincono soprattutto attraverso grandi giocate tecniche. Il serbo ne ha confezionate diverse decisive. La prima è quando riceve palla sulla trequarti sinistra, si gira in mezzo a due giocatori e corre in verticale. A quel punto Casemiro lo va a
chiudere, e Tadic lo elude con una veronica elegantissima ed eseguita a grande velocità. A quel punto prende una pausa, rallenta di uno, due passi, poi serve Neres esattamente sulla corsa. «Zidane è sempre stato il mio giocatore preferito. Forse ho guadato troppi suoi video», ha dichiarato dopo la partita.La storia di Tadic è paradossale. Ieri ha giocato la miglior partita della sua vita a 30 anni, in un momento in cui la sua carriera sembrava aver preso una curva minore. In estate il serbo si era trasferito in Olanda dopo sei stagioni al Southampton: anni in cui il suo talento si era mostrato soprattutto attraverso gli assist, ma che al contempo è rimasto assopito dagli alti ritmi della Premier League e da sistemi di gioco troppo rigidi.
«Questa è stata probabilmente la migliore partita che ho mai giocato», ha detto ai microfoni nel post-partita.Nella vittoria dell’Ajax non c’è infatti solo l’entusiasmo per il nuovo, perché questa squadra giovane e sfrontata si lega in realtà con il blasone e la tradizione inossidabile del club olandese. L’Ajax ha giocato alla sua maniera.prendendo l'iniziativa come vuole il suoi tecnico Erik Ten Hag cresciuto all'ombra di Pep Guardiola ai tempi del Bayern Monaco.
fonti varie
Marcello Spadola
© Copyright personaggincontroluce.blogspot.com. Riproduzione riservata
sull’idea che la via più corretta per raggiungerlo sia l’ordine, l’equilibrio, il controllo.
L’utopismo di poter controllare più variabili possibili, contro la libertà di poter trarre vantaggio dal caos. L’Ajax, questo Ajax, ma anche quello che con Peter Bosz è arrivato in finale di Europa League due anni fa, è una squadra che ama andare fuori giri, che accetta le conseguenze del disordine in favore del potere creativo. l’Ajax è una squadra di ragazzi affamati, diventati calciatori inseguendo il sogno di giocare partite come quella vista contro il Real al Santiago Bernabeu contro la Juventus allo Stadium o a Londra contro il Tottenham. Non hanno niente da perdere, tutto da guadagnare e vogliono godersela.sul campo. L’Ajax è sembrato una squadra entusiasta, ed è un aspetto, quello della felicità, che spesso trascuriamo quando parliamo di un partita di calcio. La ferocia con cui i giocatori dell’Ajax aggrediscono gli avversari e la dolcezza con cui trattano il pallone restituisce una vitalità in contrasto con il grigiore e l’insicurezza degli avversari.
Accanto alla forza collettiva dell’Ajax bisogna un attimo parlare anche della maestose partite dei vari Dusan Tadic, Van de Beek, De Ligt, Ziyech, Neres, De Jong per citarne solo alcuni. Soffermiamoci su Tadic che a 30 anni e con alle spalle un curriculum modesto, ha dominato la scena al Santiago Bernabeu. Abbiamo parlato di volontà, organizzazione e esuberanza, ma la prestazione scintillante di Tadic ci ha ricordato che le partite a livelli così alti si vincono soprattutto attraverso grandi giocate tecniche. Il serbo ne ha confezionate diverse decisive. La prima è quando riceve palla sulla trequarti sinistra, si gira in mezzo a due giocatori e corre in verticale. A quel punto Casemiro lo va a
chiudere, e Tadic lo elude con una veronica elegantissima ed eseguita a grande velocità. A quel punto prende una pausa, rallenta di uno, due passi, poi serve Neres esattamente sulla corsa. «Zidane è sempre stato il mio giocatore preferito. Forse ho guadato troppi suoi video», ha dichiarato dopo la partita.La storia di Tadic è paradossale. Ieri ha giocato la miglior partita della sua vita a 30 anni, in un momento in cui la sua carriera sembrava aver preso una curva minore. In estate il serbo si era trasferito in Olanda dopo sei stagioni al Southampton: anni in cui il suo talento si era mostrato soprattutto attraverso gli assist, ma che al contempo è rimasto assopito dagli alti ritmi della Premier League e da sistemi di gioco troppo rigidi.
«Questa è stata probabilmente la migliore partita che ho mai giocato», ha detto ai microfoni nel post-partita.Nella vittoria dell’Ajax non c’è infatti solo l’entusiasmo per il nuovo, perché questa squadra giovane e sfrontata si lega in realtà con il blasone e la tradizione inossidabile del club olandese. L’Ajax ha giocato alla sua maniera.prendendo l'iniziativa come vuole il suoi tecnico Erik Ten Hag cresciuto all'ombra di Pep Guardiola ai tempi del Bayern Monaco.
fonti varie
Marcello Spadola
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