Personaggi dello sport; il Grande Torino

"Il 4 maggio 1949, 70 anni fa, erano le 17.05 circa quando l’aereo che trasportava la squadra del Torino da Lisbona si schiantò sulla collina di Superga, più precisamente sul basamento della Basilica che domina il capoluogo piemontese. Morirono tutte le 31 persone a bordo, tra cui – oltre i giocatori granata – anche i dirigenti, i membri dello staff tecnico e il personale di bordo. La squadra denominata “Grande Torino” fu capace di vincere 5 scudetti consecutivi, di ridare il sorriso dopo la guerra a milioni di italiani ma si polverizzò in quel piovoso pomeriggio. La tragedia fu di dimensioni talmente grandi da avere un risuono mediatico in tutto il mondo e far stringere in un abbraccio simbolico tutti gli appassionati – di sport e non – che si strinsero – almeno per un giorno – attorno al popolo granata e ai familiari delle vittime. Da quel giorno gli “imbattibili” del Grande Torino sono entrati nella leggenda e i loro nomi sono scritti in maniera indelebile nei cuori dei tifosi del Toro" così 




Valentino Mazzola Capitano del Grande Torino




Il Grande Torino' 48-'49




oggi la redazione di Toro news ricorda quel tragico giorno. E' un giorno questo, che si vela di indicibile tristezza anche per me oltre che per i milioni di sportivi, che le gesta calcistiche di questi leggendari campioni hanno fatto sognare ed entusiasmare. Annali sportivi, Enciclopedie oltre che riviste e quotidiani ne hanno, ne continuano e ne continueranno a parlare ? Un mio piccolo contributo per la memoria l'ho recuperato tra le mie "scartoffie" con i ricordi di Danilo Castelli che ha conosciuto molto da vicino alcuni giocatori del Grande Toro. Quelle poche pagine di vita vissuta le avevo conservate perchè questo signore, per incredibile coincidenza, tantissimi anni prima, aveva studiato nello stesso Liceo Scientifico il "Galileo Ferraris", che allora era l’unico Liceo scientifico del Piemonte.in cui anch'io mi sono diplomato nella mia parentesi calcistica juventina. Se non altro, mi sono detto, avrò modo di rivivere con voi, grazie a lui, alcune situazioni inedite della vita di questi campioni. Mole 24, da cui quelle pagine sono state prese, così racconta: Da Trino Vercellese dov'era nato nel 1917, Danilo Castelli si è spostato a Torino per studiare nel Liceo Scientifico Galileo Ferraris, poi la Facoltà di Medicina, la laurea in tempo di guerra e tantissimi anni di professione. A 97 anni, portati in maniera splendida, Danilo Castelli si dedica ancora alla fotografia, suo hobby da molti anni; tra i suoi soggetti, negli ultimi tempi c’è anche il cielo che copre Torino con le sue nuvole. «Sono stato molto fortunato nella vita – ci ha detto lui stesso – credo di aver sempre avuto una specie di angelo custode»."Da medico, Castelli ebbe a che fare con il Grande Torino.
Nel dopoguerra, la figura del medico societario non esisteva ancora, e le società si rivolgevano a vari ospedali a seconda delle necessità. I granata, in particolare, facevano riferimento all’assistente di Achille Dogliotti, Emanuele Micheli. Alla clinica medica universitaria delle Molinette, Micheli aveva a sua volta un assistente, proprio Danilo Castelli. «Molte volte, quando si trattava di visitare qualche giocatore, delegavano me». In particolare, Castelli entrò in contatto con Ezio Loik e con Giuseppe Grezar.« A Loik ho curato il paratifo, a Grezar una pleurite. Grezar era un ragazzo meraviglioso, con un gran fisico, ma era soprattutto buono. Quando veniva per il controllo in ospedale, se ero in sala visite, mi aspettava appoggiato al muro, tranquillo, senza pretendere trattamenti di favore. Loik invece abitava vicino a via Vinadio, nella mia stessa zona».Poi il Torino si interessò a Eusebio Castigliano, giocatore della Pro Vercelli. «La Pro Vercelli voleva per Castigliano, che era il mediano sinistro, 300mila lire, il presidente del Torino Novo però ne offriva 200mila. Quando gli feci la visita di assunzione fu lui stesso a chiedermi di aiutarlo mettere d’accordo i presidenti, visto che eravamo concittadini». Alla fine, Castigliano vestì la casacca granata per 250mila lire. «Voleva tantissimo giocare nel Torino, non sapeva certo come sarebbe andata a finire». Come altri giocatori, Castigliano viveva nella zona dietro corso Ferrucci.«Lui abitava in Via Moretta, sempre vicino a me, e allora non ci si allenava tutto il giorno, solo al pomeriggio. Al mattino la moglie per levarselo di torno, diciamo così, lo faceva uscire con la figlia Paola, che era bambina. Le nostre famiglie avevano fatto amicizia, perché eravamo entrambi vercellesi». Castelli frequentò anche Virgilio Maroso. «Andavo spesso al Filadelfia a trovarli, e penso sempre che Maroso seguì la squadra in Portogallo come premio, quando avrebbe dovuto restare a casa.
Dopo il 4 maggio 1949 non ho seguito il calcio per molto tempo». Nel periodo del Grande Torino tutti in città giocavano a calcio. Alle Molinette fu lo stesso Achille Dogliotti a organizzare un derby chirurghi-medici, vinto da quest’ultimi con Castelli come allenatore in campo, e il celebre chirurgo nelle inedite vesti di portiere. La partitella ebbe un risvolto tra il comico e il romantico. «Non so come avevamo fuso le due squadre delle Molinette, chirurghi e medici, e siamo andati a giocare contro i medici di Nizza, in Francia. Il Torino Calcio, tramite Dogliotti e me, ci aveva prestato il Conte Rosso, il pullman che portava la squadra del Grande Torino in giro per l’Italia in trasferta». Anche quando si tratta solo di medici, gli italiani hanno spesso la meglio; Castelli i suoi vinsero la partita due a zero.
«Dopo la vittoria 2-0 siamo andati a mangiare nella zona alta di Nizza, dove venivano coltivati i garofani. Era maggio-giugno del 1948 e quando i coltivatori videro passare il Conte Rosso credettero di aver visto il Grande Torino. Ci fermarono e riempirono il pullman di garofani, c’era così tanto profumo che per poter respirare abbiamo dovuto aprire tutti i finestrini». Grande entusiasmo quindi, allora come oggi, attorno alla gloriosa maglia granata che da non molto è tornato a giocare nel "mitico" ristrutturato Stadio "Filadelfia".
fonti varie
Marcello Spadola

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