Personaggi dello sport: Maurizio Sarri e la Juventus
La Juventus ha finalmente ufficializzato il suo nuovo allenatore dopo l'attesa di un mese esatto dalla nota apparsa sul sito della società che comunicava la fine dell’esperienza di Massimiliano Allegri sulla panchina bianconera. La Vecchia Signora riporta in Italia, dopo l’esperienza al Chelsea, l’ex nemico Maurizio Sarri. La notizia, però, non è stata accolta con particolare favore da una buona parte della tifoseria bianconera. I motivi sono molteplici e spesso concomitanti.
Io, come trapela chiaramente dai tweets di questo periodo sul mio profilo ho visto con favore questa scelta fatta in discontinuità col passato e con lungimiranza per le sfide future.
Sarri è quindi dal 18 giugno ufficialmente il nuovo allenatore della Juventus. Già solo scriverlo poteva sembrare strano, come una contraddizione. Eppure, a ben pensarci, non c’era nulla che potesse davvero impedire questo matrimonio. Il calcio non è una guerra santa e il tecnico toscano non rappresenta un culto, sebbene l’intransigenza del termine sarrismo è in qualche modo affascinante. Se 5 anni fa era andato bene Allegri, nonostante le sue dichiarazioni verso la Juventus dopo il gol annullato a Muntari, oggi può andare benissimo Sarri, sebbene non sia sempre stato “istituzionale” nelle sue parole verso i bianconeri quando era sulla panchina del Napoli.Arrivare terzo in un campionato competitivo come quello inglese, dopo essersi affermato ad alti livelli in tarda età e senza un curriculum importante come quello dei suoi colleghi più blasonati, non era affatto semplice: in questo senso, i piazzamenti sportivi del Chelsea assumono ancora più valore. Si potrebbe dire, anzi, che la stagione dei “Blues” abbia sconfessato lo stereotipo che raffigura Sarri come un tecnico ultra-dogmatico, con difficoltà di adattamento. Un’idea che in realtà era già stata smentita dal suo passaggio dall’Empoli al Napoli: Sarri ha sicuramente dei limiti, principalmente comunicativi e almeno in parte giustificabili come parte del background culturale di chi è partito dal basso, senza oltretutto l’esperienza del calciatore professionista (ad oggi un criterio purtroppo decisivo per poter puntare subito a panchine importanti), ma è innegabile che la sua proposta di calcio sia in grado di valorizzare tecnicamente i giocatori a disposizione e renderli più competitivi. Anzi, Sarri si è dimostrato flessibile specie nei turnover di coppa senza però rinunciare ai propri princìpi di gioco. Quest’anno il tecnico toscano ha guadagnato credibilità in aspetti del suo lavoro che non avremmo mai immaginato. Se il suo valore sul piano internazionale è ormai certificato, forse va fatto l’aggiornamento all’opinione pubblica italiana. Maurizio Sarri merita più rispetto da parte di tutti. L'ampia rosa che avrà a disposizione alla Juventus più ricca numericamente e più varia tatticamente di quella avuta a Napoli e al Chelsea, potrà fornire al tecnico toscano l’opportunità di mostrare, all’interno della cornice di principi di gioco non derogabili, quanta della presunta difficoltà a variare i propri calciatori, il modulo di gioco e lo spartito tattico, sia figlia delle sue più intime convinzioni e quanto invece il perimetro delle possibilità tattiche fosse definito in maniera determinante dalle caratteristiche dei giocatori a disposizione. Ogni ipotesi di gioco dettagliata è ancora prematura, sebbene i principi di gioco di Sarri siano conosciuti e saranno riproposti sulla panchina bianconera. Quello che è certo, invece, è che la Juventus di Sarri sarà profondamente diversa da quella vista nelle ultime stagioni e guidata da Massimiliano Allegri. E sarà particolarmente interessante osservare la reazione di un gruppo di giocatori estremamente qualitativo come quello bianconero a metodi di lavoro e principi di gioco differenti da quelli degli ultimi anni e, specularmente, l’evoluzione tattica di Sarri sulla panchina bianconera.
fonti varie
Marcello Spadola
Io, come trapela chiaramente dai tweets di questo periodo sul mio profilo ho visto con favore questa scelta fatta in discontinuità col passato e con lungimiranza per le sfide future.
Maurizio Sarri con Agnelli, Nedved Paratici |
Sarri è quindi dal 18 giugno ufficialmente il nuovo allenatore della Juventus. Già solo scriverlo poteva sembrare strano, come una contraddizione. Eppure, a ben pensarci, non c’era nulla che potesse davvero impedire questo matrimonio. Il calcio non è una guerra santa e il tecnico toscano non rappresenta un culto, sebbene l’intransigenza del termine sarrismo è in qualche modo affascinante. Se 5 anni fa era andato bene Allegri, nonostante le sue dichiarazioni verso la Juventus dopo il gol annullato a Muntari, oggi può andare benissimo Sarri, sebbene non sia sempre stato “istituzionale” nelle sue parole verso i bianconeri quando era sulla panchina del Napoli.Arrivare terzo in un campionato competitivo come quello inglese, dopo essersi affermato ad alti livelli in tarda età e senza un curriculum importante come quello dei suoi colleghi più blasonati, non era affatto semplice: in questo senso, i piazzamenti sportivi del Chelsea assumono ancora più valore. Si potrebbe dire, anzi, che la stagione dei “Blues” abbia sconfessato lo stereotipo che raffigura Sarri come un tecnico ultra-dogmatico, con difficoltà di adattamento. Un’idea che in realtà era già stata smentita dal suo passaggio dall’Empoli al Napoli: Sarri ha sicuramente dei limiti, principalmente comunicativi e almeno in parte giustificabili come parte del background culturale di chi è partito dal basso, senza oltretutto l’esperienza del calciatore professionista (ad oggi un criterio purtroppo decisivo per poter puntare subito a panchine importanti), ma è innegabile che la sua proposta di calcio sia in grado di valorizzare tecnicamente i giocatori a disposizione e renderli più competitivi. Anzi, Sarri si è dimostrato flessibile specie nei turnover di coppa senza però rinunciare ai propri princìpi di gioco. Quest’anno il tecnico toscano ha guadagnato credibilità in aspetti del suo lavoro che non avremmo mai immaginato. Se il suo valore sul piano internazionale è ormai certificato, forse va fatto l’aggiornamento all’opinione pubblica italiana. Maurizio Sarri merita più rispetto da parte di tutti. L'ampia rosa che avrà a disposizione alla Juventus più ricca numericamente e più varia tatticamente di quella avuta a Napoli e al Chelsea, potrà fornire al tecnico toscano l’opportunità di mostrare, all’interno della cornice di principi di gioco non derogabili, quanta della presunta difficoltà a variare i propri calciatori, il modulo di gioco e lo spartito tattico, sia figlia delle sue più intime convinzioni e quanto invece il perimetro delle possibilità tattiche fosse definito in maniera determinante dalle caratteristiche dei giocatori a disposizione. Ogni ipotesi di gioco dettagliata è ancora prematura, sebbene i principi di gioco di Sarri siano conosciuti e saranno riproposti sulla panchina bianconera. Quello che è certo, invece, è che la Juventus di Sarri sarà profondamente diversa da quella vista nelle ultime stagioni e guidata da Massimiliano Allegri. E sarà particolarmente interessante osservare la reazione di un gruppo di giocatori estremamente qualitativo come quello bianconero a metodi di lavoro e principi di gioco differenti da quelli degli ultimi anni e, specularmente, l’evoluzione tattica di Sarri sulla panchina bianconera.
fonti varie
Marcello Spadola
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