Personaggi dello sport: Antonio Cabrini il "Fidanzato d'Italia"

"A vent'anni fai le cose e basta. A trenta, conti fino a 10 e le fai lo stesso. A quaranta conti fino a 100 e ovviamente le rifai. A cinquanta ti guardi indietro e ti chiedi: sarà stato giusto farle? A sessanta non ci pensi più". Era il giugno del 1978, e le italiane scoprirono il calcio. Dall'Argentina arrivavano immagini dei Mondiali, "i soliti 22 uomini in mutande che...", ma in quell'Italia c'era qualcuno che proprio non le faceva annoiare: "Come si chiama quello? Caprini?", chiedeva qualcuna, colpita. Il nome non importava tanto, anche perché presto quel ragazzo divenne il "Bell'Antonio", copyright Gianni Brera, e il "Fidanzato d'Italia". Antonio Cabrini, con la 'b', allora aveva solo 21 anni, davanti una carriera straordinaria come giocatore e un passepartout assicurato per l'universo femminile. Da quell'esordio folgorante in Argentina, al trionfo nel Mundial di Spagna con l'unica sbavatura del rigore sbagliato nella finale poi vinta sulla Germania - "chiesi subito scusa a Pertini" - è stato per otto anni un punto fermo. Alle corse sulla fascia era abituato, nel frattempo ha imparato anche a fare i dribbling tra le tifose, che lo marcavano davvero stretto. "Mi subissavano di lettere, mi lanciavano di tutto, gioielli e biancheria intima, mi aspettavano davanti e dentro l'albergo, racconta, Avevo però le mie regole. Se dovevo giocare, non c'erano storie". Da qualche parte ha ancora dei sacchi pieni di lettere, cui si ripromette di rispondere, "prima mi aiutava mia mamma poi non c'è stata più dietro" Il terzino campione del mondo è nato a Cremona l'8 ottobre del 1957. Bandiera della Juventus e colonna della nazionale italiana in Spagna nel 1982, ha vinto 6 scudetti e tutti i più importanti trofei italiani e internazionali. Difensore con il vizio del gol, è stato ribattezzato "fidanzato d'Italia" per la sua popolarità tra il pubblico femminile. Dopo oltre un decennio di successi con la maglia bianconera, ha chiuso la carriera a Bologna e, una volta lasciato il campo, ha intrapreso la carriera da allenatore diventando commissario tecnico della Nazionale femminile italiana fino al 2017. 





Antonio Cabrini in azione




Antonio Cabrini il Bell'Antonio












Antonio Cabrini 13 stagioni alla Juventus



Il "Bell'Antonio" è nato e cresciuto in una famiglia di agricoltori, a Castelverde, in provincia di Cremona. La cascina Mancapane, che ha le sembianze di un bellissimo castello dall’impianto settecentesco, è ancora il suo rifugio. Suo padre lo voleva fattore, ma lui passava le giornate a tirare calci a un pallone contro il muro. «Il muro mi restituiva sempre la palla e quello che succedeva dipendeva solo da me», ha raccontato, «ho capito, anni dopo, che quel muro si comportava come la vita». Un giorno fece il provino per le giovanili della Cremonese. «A casa mia ne sapevano così poco di calcio che mamma, per l’occasione, mi comprò un completo da basket». Quando scese in campo, tutti gli altri ragazzini ridevano. Ma Ivanoe Nolli vide in lui qualcosa e lo prese. In squadra c’era anche Prandelli: «È ancora il mio migliore amico». I 61 anni non sono fatti per i bilanci, ma per le feste e Antonio Cabrini, che li ha compiuti l'8 ottobre per l'occasione ne ha organizzata una «per gli amici di una vita». E non sono pochi. La sua è sempre stata un’esistenza affollata. Si parla del primo divo del calcio, il Bell’Antonio o, come si definisce lui: «Un apripista, purtroppo sono nato nel 1957, pensi adesso quanto avrei potuto sfruttare quell’immagine». Oggi come lo vede il Bell’Antonio? «È uno che all’inizio mi ha spiazzato, poi ci ho fatto pace e ho imparato a conviverci».
Il Bell’Antonio. La grandezza di Antonio Cabrini ha sempre viaggiato di pari passo col suo viso da fotoromanzo. A cavallo tra gli anni ‘70 e ‘80 il Bell’Antonio riempie le copertine di Grand Hotel, Intrepido e Monello. Lo chiamano pure il Fidanzato d’Italia, il miglior partito dell’epoca, anche se nel 1981 s’era sposato con Consuelo, matrimonio ovviamente da cronache rosa. Giocatore di successo, bravo, pilastro della Juventus di Trapattoni e della Nazionale di Bearzot, campione del mondo, miglior terzino sinistro (oggi si dice “esterno basso”….), ricco nemmeno a dirlo – il primo ingaggio pagatogli da Boniperti 12 milioni - , e ovviamente bello come il sole. In una classifica dei calciatori più belli di tutta la storia dei Mondiali compilata da Rete Globo, è stato messo secondo dietro Hilderaldo Bellini (9° Beckham tanto per farsi un’idea). 
"Io vengo da un'Italia in cui tutti i bambini giocavano a pallone, per strada, nei cortili, nei campetti, all'oratorio. Se eri Cabrini non potevi non scoprirlo. Adesso, per giocare bisogna iscriversi e pagare la quota. Era tutto più facile, alla mano" confida Antonio Cabrini in una intervista e continua "Noi calciatori siamo bambini dentro, mica per niente passiamo la vita a giocare. Quello che si vede dall'esterno conta fino a un certo punto. La mia prospettiva per il futuro è più o meno sempre la stessa, divertirmi col pallone".
fonti varie
Marcello Spadola
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